Considerazioni sul primo impianto
IL PRIMO IMPIANTO NON SI SCORDA MAI!
Ognuno di noi non ha appena avuto la possibilità di avere un’auto propria ha fatto un unico pensiero: voglio ascoltare musica! Prima tappa: il Maxi centro commerciale più vicino a noi. Una volta li iniziamo a destreggiarci tra decine di car-stereo, tutti messi in bella vista ed accesi così possiamo ammirare tutti i giochi di luce che fanno.
La prima cosa che osserviamo è appunto il design: valutiamo screensaver, frontalini colori, pixel e tutto ciò che possa essere più o meno bello. Fatto ciò passiamo alla “potenza”; tutti vogliamo almeno un ”50×4” ed i più esigenti cercano addirittura 51-52×4 ed una volta soddisfatte queste nostre esigenze siamo pronti per montare il nostro stereo in auto.
Dopo non appena due settimane siamo già insoddisfatti di ciò che abbiamo comprato ed iniziamo a documentarci su come far “pompare” al meglio la nostra macchina.
Non è certamente il modo migliore per affacciarsi nell’affascinante mondo del car audio ma questa è una tappa che quasi tutti gli appassionati hanno percorso. Da buoni neofiti in materia ci siamo affidati un po’ al buonsenso ed un po’ a ciò che ci dicevano i nostri amici, ed alla fine ci ritroviamo di nuovo al punto di inizio.
In questo articolo e nei successivi voglio aiutare descrivere al meglio le scelte e le decisioni da prendere su come realizzare il nostro primo impianto in auto. Ci tengo a precisare “primo” perché il car audio è una passione, e chi ha questa passione non si ferma certo alla prima cosa che prova, vuole sempre avere di più e ciò lo porta a fare sempre nuovi acquisti e nuove modifiche.
Ho intenzione di snocciolare tutti quei quesiti e quei problemi che ci si trova ad affrontare nell’ istallare un dato componente, se la sua scelta è giusta per l’utilizzo che si ha intenzione di fare, spiegare il modo in cui farlo.
Insomma voglio fornire una piccola guida su come riuscire a soddisfare, almeno all’inizio, la nostra “sete” di musica e magari riuscire ad appassionare qualche lettore curioso che legge solo per caso e che è affascinato da questo mondo fantastico che è il car audio.
Dopo aver deciso di incrementare la potenza e la qualità del suono che la nostra auto può darci, la prima decisione da prendere compere su quante vie dobbiamo “dare vita”.
Scegliere un classico “fronte\retro\sub” od un più moderno “fronte\sub”. Quest’ultima è una soluzione molto recente dovuta all’incremento esponenziale della qualità e della potenza delle componenti in generale. Infatti se prima un medio-basso da 16cm era in grado di erogare un centinaio di watt massimi, dovendo quindi affidare le frequenze basse a woofer di diametro e potenza maggiori che trovavano spazio nel retro auto, oggi sono in commercio dei medio-bassi con potenze che addirittura rasentano i 500 watt massimi ed in grado quindi di soddisfare a pieno il nostro orecchio.
Tuttavia la scelta è condizionata dal fattore economico, un impianto a tre vie è molto più costoso di un due vie ed i maggiori costi non sono solo dovuti alla maggiore quantità di componenti da acquistare, ma anche agli adattamenti che dobbiamo fare in auto, e la manodopera costa…
Tralasciando tutte queste cose passiamo ad illustrare prima un impianto a due vie.
Nelle portiere anteriori della nostra auto troviamo quasi sempre delle tasche dove risiedono i nostri altoparlanti di serie, la prima cosa da fare è prendere nota di due misure indispensabili: il diametro del foro e la profondità massima che si può raggiungere con il finestrino completamente aperto. Fatto ciò decidiamo se prendere degli altoparlanti coassiali, che comprendono bassi medi ed alti, oppure scegliere un sistema a due o tre vie( quest’ultima soluzione può essere adottata se alle tasche di serie se ne aggiungono altre per l’alloggio dei medi). L’istallazione dei primi risulta abbastanza facile, non bisogna fare altro che sostituirli a quelli originali, mentre installare un sistema a più vie risulta un po’ più laborioso. Innanzitutto bisogna decidere dove collocare i tweeter e poi dove “nascondere” i crossover, personalmente preferisco piazzare gli alti ai lati del vetro anteriore in modo da avere un suono più diretto e non intralciato da eventuali ostacoli, e nascondere il crossover sinistro nella scatola portafusibili e quello destro sotto la moquette di fianco al vano portaoggetti del passeggero. Fatto ciò piazzare un sub nel bagagliaio è facile e la maggior parte del lavoro la dobbiamo fare nel “cablare” la nostra auto. Districarsi tra i cavi è molto difficile ma se si seguono alcuni piccoli avvertimenti, bisogna essere forniti solo di un po’ di pazienza per portare a termine il lavoro. Uno dei cavi più importanti è quello dell’alimentazione dell’amplificatore, il minimo che consiglio di prendere è di 2cmq e ne servono all’incirca 5 metri. Parte dal polo positivo della batteria, passa nel buco dell’asse del volante(in questa zona usate sempre una guaina passa cavo altrimenti col passare del tempo le vibrazioni possono far lacerare la guaina, che urta sulla scocca della macchina, e provocare cosi un mega corto-circuito), e poi percorre tutta la nostra auto al di sotto della moquette e riappare solo nel nostro bagagliaio. Un percorso simile lo fanno i cavi RCA solo che invece di partire dalla batteria partono dalla nostra sorgente, devono essere schermati e flessibili per evitare fastidiose interferenze esterne, e NON devono assolutamente essere accoppiati con il cavo dell’alimentazione pena la fastidiosissima scia che ci accompagna con l’aumentare od il diminuire dei giri del motore. Anche questi riappaiono nel bagagliaio ed è li che si deve fare attenzione a come passare i fili ed in che modo collegarli. Una volta passati i cavi bisogna collegarli sul nostro amplificatore ed avendo scelto un sistema a due vie la cosa più ovvia è avere un amplificatore a 4 canali, i primi due per il fronte e gli altri due messi a ponte per pilotare il nostro sub. Adesso non ci resta che collegare il negativo che di solito va collegato sullo chassis della macchina ed in particolare sullo stesso bullone che mantiene i sediolini posteriori sulla carrozzeria. A questo punto il gioco sembra fatto ma non è così, tutti i cavi devono essere chiusi con il loro finale appropriato. Tutti i cavi hanno una spinetta della misura e del colore specifico, non cerchiamo di risparmiare solo gli spiccioli per poi trovarci con dei cavi che dopo un po’ si anneriscono e sembrano quasi presi dalla ruggine…
Bene ora non ci resta solo che collegare i cavi RCA, attaccare il positivo sulla batteria e impegnare quanto più tempo è possibile nella regolazione dell’impianto, in questa fase cercate di usare cd non masterizzati ma originali in quanto le loro tracce sono più pulite e forti e quindi fanno proprio al caso nostro.
Nel prossimo articolo illustrerò un impianto a tre vie ed introdurrò un nuovo argomento che riguarderà sempre tecnica e montaggio dei componenti per il nostro impianto.
IMPIANTO A TRE VIE, IL NON PLUS ULTRA DEL CAR AUDIO!
Il termine “tre vie” non sta altro che ad indicare un impianto audio che diffonde il suono in tre diverse parti dell’auto: Fronte/Retro/Subwoofer.
La maggior parte, per non azzardarsi con “tutti”,degli impianti SPL adottano questo sistema ossia una soluzione che riesce a soddisfare tutte le esigenze di un’amante del car audio: potenza ed elevate pressioni audio da un lato, e qualità e fedeltà della riproduzione dall’altro. Ora spetta solo a noi scegliere in che modo “far suonare” la nostra auto, scegliere tra pressioni elevate, qualità audio oppure fare un compromesso tra le due parti.
Praticamente il”tre vie”non di discosta molto dal”due vie”esaminato nell’articolo precedente, diciamo che è una sorta di upgrade. Infatti non consiste in altro che aggiungere altri altoparlanti sul piano posteriore della nostra auto.
Tecnicamente però è completamente diverso. Iniziamo a riscontrare differenze già sulla nostra sorgente. Non basta un semplice stereo “medio” uno di quelli che si trovano facilmente nei centri commerciali, ma abbiamo bisogno di una sorgente che abbia ben tre uscite RCA. Anche sul piano degli amplificatori non ce ne basta più uno solo a 4 vie ma ne dobbiamo adottare un altro per il sub, avendo in questo modo 4+2 canali, oppure se vogliamo fare le cose ad hoc scegliere tre ampli da 2 canali per avere in questo modo un pilotaggio completo.
Di solito il set up che si adotta sugli amplificatori è il seguente: sezione medio-alta nell’anteriore, full range nel posteriore e ultra-basse sul sub. È un set up veramente comodo che non stressa il kit anteriore che essendo di dimensioni ridotte non può regalaci tuta la potenza che ci dà il posteriore completo.
Un’altra cosa veramente importante e che di solito si tende ad eliminare o sottovalutare è la sezione di alimentazione, ossia il cavo del positivo e la scatole portafusibili. Di solito si sceglie il primo che ci propongono oppure qualcosa di economico pensando che un cavo valga un altro…ma non è così!!!
Immaginiamo di seguire il percorso di un cavo di alimentazione ideale, dalla batteria al finale. E’ importante che ad un buon cavo si faccia corrispondere adeguati accessori: il primo che incontriamo è l’elemento che unisce fisicamente il cavo in questione con il polo della batteria. Ormai la qualità e la quantità dell’offerta commerciale in questo senso non ammette più ignoranza: per il miglior contatto possibile in questo senso non c’è che un adeguato morsetto metallico, di quelli che si innestano direttamente sul polo della batteria e consegnano diverse uscite dalle quali far partire il cavo che arriva in abitacolo. In alternativa, magari per problemi di spazio, potrete sempre utilizzare i terminali ad occhiello, da avvitare lo stesso al polo della batteria. In realtà ci sarebbe un ulteriore elemento che vi suggerisco caldamente di utilizzare: la semplice guaina termorestringente. Se volete possiamo considerarla come una sorta di evoluzione del vecchio nastro isolante. Infatti il suo compito è proprio quello di evitare che l’anima del cavo possa venire in contatto con le parti metalliche dell’auto.
Si acquista nei ferramenta e negozi di elettricità, come si può trovarla anche in alcuni cataloghi di hi-fi car. Va scelta nelle dimensioni appena più grandi del cavo da isolare, si taglia nella lunghezza necessaria e poi con il calore di un semplice accendino in qualche secondo si restringe (per questo si chiama termorestringente) e prende la stessa forma del cavo al quale è avvolta. L’idea sarebbe quella di usare qualche centimetro di questa guaina dove il cavo si innesta nel morsetto della batteria che vi abbiamo detto: anche solo pochi millimetri di anima metallica scoperta potrebbero creare problemi.
Immediatamente dopo aver lasciato il morsetto, il nostro “cavo ideale” è chiamato ad un altro duro compito: quello del fusibile. Di fusibili, e relativi portafusibili, ne esistono sostanzialmente due tipi: quelli classici in vetro e quelli a lama. Entrambi si basano sullo stesso principio: una corrente superiore a quella di targa fa bruciare (o meglio “fondere”, da cui il nome) il filo metallico centrale interrompendo il flusso. A questi si aggiunge una terza tipologia, anche se in realtà proprio di fusibile non possiamo parlare, che è quella dei “disgiuntori”: un dispositivo molto vicino come tecnica ai “salvavita” presenti nei circuiti elettrici delle nostre case; anche qui una corrente troppo elevata fa scattare un interruttore che andrà riattivato manualmente. Il vantaggio più evidente dei fusibili è che se modifichiamo la potenza dei finali dell’impianto, basterà sostituirli con altri di valore adeguato con una spesa molto contenuta; per i disgiuntori, invece, sarà necessaria una sostituzione di tutto il blocco con un aggravio di spesa maggiore. C’è da dire che per gli impianti di maggior potenza, quella dei disgiuntori sembra essere la soluzione tecnicamente più raffinata e affidabile.
Uno dei primi particolari da osservare in un cavo di alimentazione, è la qualità della sua copertura in gomma. Deve essere molto spessa e difficile da scalfire. Adesso che l’offerta sul mercato è ricca di questi prodotti, non è difficile trovare soluzioni di tutti i generi: colorate, sgargianti, quadrate, circolari…. Il consiglio rimane sempre lo stesso: ammesso che vi attiri l’idea di installare un bel cavo viola (si, ne esistono anche viola…), mi raccomando fate attenzione che, oltre a questo bel colore, il cavo in questione abbia la sua bella guaina forte e robusta. C’è una caratteristica tecnica dei cavi di alimentazione, che è quella di aumentare la resistenza al passaggio di corrente. Immaginate la corrente che attraversa la sezione metallica del cavo: se la sezione non è adeguata più è forte questo passaggio, più salirà la temperatura del conduttore e, di conseguenza, sarà maggiore la resistenza che esso oppone al passaggio. Non crediate che stia parlando di misure infinitesimali, si può arrivare anche ad alcuni decibel di perdita e, sapendo che ad ogni -3 decibel corrisponde un dimezzamento della potenza, rischiamo che un cattivo cavo si possa “mangiare” anche la metà della potenza dei nostri amplificatori! Vale ancora la pena di risparmiare sui cavi di alimentazione? Credo proprio di no!
di Saggiomo Ruggiero