Transistore
Dispositivo elettronico a semiconduttore (in genere silicio o germanio), munito di tre elettrodi, e in cui la resistenza elettrica può essere fatta variare entro certi limiti (il termine transistor deriva dall’inglese transformer resistor, ossia trasformatore di resistenza). Il t. ha soppiantato nella maggior parte delle applicazioni la valvola termoionica (o triodo), di cui essenzialmente svolge le fuzioni: per es., è in grado di amplificare segnali elettrici. Il tipo più tradizionale di t. è il t. bipolare, in quanto alla conduzione partecipano sia gli elettroni sia le lacune, o cariche positive (v. semiconduttori). E’ costituito da un cristallo di silicio (o di germanio) che presenta zone di drogaggio p o n (in cui prevalgono rispettivamente le cariche positive o quelle negative), distribuite alternativamente in tre strati p-n-p o n-p-n (le superfici che separano le zone n da quelle p sono dette giunzioni pn). La regione mediana, più sottile, è detta base e le regioni da essa separate prendono il nome di emettitore e di collettore: le tre regioni costituiscono i tre elettrodi. Il transistor è parte di qualsiasi dispositivo elettronico attuale, sia in modo individuale che facendo parte di circuiti integrati. Esiste una gran varietà di transistor: di bassa, media e grande potenza, per utilizzazione in bassa frequenza, microonde, radio-frequenza eccetera, Questo tipo di transistor è chiamato bipolare, benché ci siano altri dispositivi simili che hanno altri nomi.
Costruzione di un transistor
Per costruire transistor, o circuiti integrati, dobbiamo disporre di silicio di straordinaria purezza. Il silicio depurato ha forma cilindrica di circa 5 cm di diametro; prima di iniziare la diffusione sulle impurità di tipo P o tipo N si taglia in piccole rondelle. Su ogni rondella, prima di tagliarla, si formano diversi transistor o circuiti integrati, applicando successivi strati di impurità, ossidazioni o metalliz-zazioni. Una volta finalizzato il procedimento si inizia a tagliare a pezzi, per separare ogni transistor o circuito integrato. A ognuno di questi frammenti si dà il nome di “chip”, perché è un pezzo piccolo di materiale, che poi dobbiamo attaccare a un supporto e collegare ai terminali, tre nel caso di transistor, molti di più se si tratta di un circuito integrato. Già ci appare chiaro che la parola chip si applica al pezzo di silicio che forma il “cuore” di un semplice transistor, o quello di un sofisticato circuito integrato, che può raggiungere una dimensione abbastanza grande.