07-04-2016, 03:51
Intanto un buongiorno a tutti.
Volevo iniziare questo mio resoconto con un ringraziamento sentito al nostro carissimo BioBoss per l’aiuto datomi e per la pazienza dimostrata nell’elargire i suoi consigli ad un incapace come il sottoscritto, se sono arrivato alla fine di questa avventura che definire traumatica vuol dire essere gentili, lo devo solamente a lui e a quello sconosciuto mentore che sembra abitare sopra di noi…
Tutto nasce da una insana idea, quel giorno probabilmente ero in vena di un suicidio light, in cui mi son detto: “Marco, alla signora serve una radio nuova in auto, giusto? Perfetto, visto che fra poco è il suo compleanno, perché non farle una bella e gradita sorpresa? Hai visto mai che poi ti ringrazia come faceva qualche anno fa, capisc’ammè….”
È così che nascono le guerre, le carestie e financo le fatali discese all’inferno…
Detto, fatto: ecco che mi sorbisco due giorni davanti al pc a leggere centinaia di pagine in questo forum, cercando avidamente di imparare qualcosa di utile dal punto di vista audio, cerco di carpire i segreti di chi fa impianti per professione e di chi ha fatto da sé, di chi sa e di chi ha voglia di imparare. Chiedo, leggo, sparo caz*ate cercando di vedere se ho imparato qualcosa e quando scopro che non ho imparato nulla, sono praticamente una larva dal punto di vista impiantistico, decido che sono pronto al grande salto.
Un genio insomma!!
Iniziamo quindi a farci del male:
La macchina su cui intendo operare è la piccola Opel corsa D della mia signora del 2006 su cui era montata un’autoradio Pioneer del 2002, impiantistica di serie come gli altoparlanti da 165mm (scoppiati) sulle portiere anteriori.
Il materiale che ho a disposizione è:
Traduco per i meno lesti: “butta tutto nel cesso, al limite gli ampli puoi provare ad accenderli (a tuo rischio e pericolo) ma non sperare in risultati apprezzabili, metti mano al portafogli e compra roba buona!”
Detto , fatto, due giorni di frenetica ricerca ed infine acquistati i seguenti materiali:
Man mano che avanzo mi accorgo che la marea di pezzi sta raggiungendo il kmq, ormai il garage è una distesa desolante di plastica grigia e nera, e le viti, le borchiette, i ganci, i dadi e i bulloni, ormai sono raccolti in sei secchi da vendemmia il cui peso supera abbondantemente i 160 kg…
Una certa vocina mi mormora dal di dentro che mi sto imbarcando in un’avventura dalla quale uscire indenni sarà un’impresa al limite del miracolo, la mia signora ogni tanto passa da li e il machete che porta infilato alla cintura, misto al suo sguardo truce, mi suggerisce che non sta apprezzando molto quel che sto facendo. Un coro di angeli si sente lontano ma il suono si sta avvicinando, la pelle d’oca è sempre più pressante. La mano trema sempre più vistosamente man mano che smonto…
La sera la schiena è dolorante e dura, faccio una doccia lenitiva e mi suturo tre dita della mano sinistra e mi riattacco il pollice della destra “casualmente” amputato durante il distacco della portiera lato passeggero per poter forare quella maledetta spina di plastica (ho scoperto il giorno dopo che si poteva staccare solamente e comodamente spostando un pezzo di plastica arancione, dio…….). la signora è a letto, inutile dire che di cena pronta non se ne parla, si alza solo quando dal bagno arrivano lamenti sommessi e solo per accertarsi che non stia smontando anche il lavandino. Quando vede il sangue una goccia di saliva gli scende dall’angolo destro della bocca e l’occhio s’illumina satanico. Decido che la macchina dev’essere pronta in fretta e che da oggi in poi sarà meglio dormire con un occhio solo…
Il mattino dopo il solo deve ancora spuntare ma sono già a capofitto nel cofano motore per passare un filo di 14 mm di diametro in un posto dove un ago non ci passa nemmeno con le martellate, non mi perdo d’animo, sputo bestemmie che non sono state ancora inventate, saltano i punti di sutura del giorno precedente, ma alle 10 emergo da dietro il cruscotto, conto le dita (ci sono quasi tutte), ma l’importante è che il filo è passato! Impiegherò poi tre ore per cercare di capire perché i fari non funzionano più, i tergi vanno a ritmo di samba e il contagiri sembra quello di Alonso in pieno rettilineo, ma questo è un problema secondari che si risolverà fra qualche giorno, tanto non piove da settimane e poi mia moglie va in giro sempre di giorno, quindi i fari non gli servono, per il contagiri qualcosa inventerò!
Passiamo quindi a foderare gli interni delle portiere con l’alluminio e qui devo spendere tre parole per chi si è inventato quella sorta di lamiera piegata tre o quattro volte che in teoria dovrebbe essere la famosa barra antintrusione: non potevate fare un tondino di ferro, un tubo, qualcosa che insomma si può tranquillamente aggirare? Così difficile? Mi sono giocato le ultime tre dita quasi sane per infilarmi fra le pieghe della lamiera, ho inventato le ultime tre pagine del “vangelo del perfetto scaricatore di porto” (versione maxi da spiaggia) e addirittura ho iniziato la nuova versione 2016 pur di attaccare quel maledetto ultimo pezzetto di alluminio proprio in quel posticino dietro l’alzacristalli, vicino alla serratura (perché le maledette onde di risonanza sono bastarde di natura e lo trovano di sicuro il modo di infilarsi proprio li…).
Comunque tutto a posto, lavoro finito a regola d’arte. Oddio, per sei mesi non potrò entrare in s.o. senza scatenare scene di panico da parte dei colleghi, pochi amici vorranno stringermi la mano vedendo com’è ridotta fra tagli, amputazioni e catrame incancrenito sotto le unghie (o quel che ne rimane), ma il lavoro è finalmente finito. Adesso la macchina mi ricorda il vecchio Ciao Piaggio, quello che foderavi di piombo nel telaio, dopo averlo pompato un po’ troppo, per fargli tenere la strada senza spiccare il volo (bei tempi quelli in cui pesavi 50 kg di meno…) e quando chiudi le portiere, se hai gli occhi chiusi, puoi immaginarti di accostare le portiere di una Lamborghini o di una Bentley…
Essonsoddisfazioni…
Si passa al montaggio degli altoparlanti e qui un piccolo problema di fisica elementare si pone per una rapida quanto efficace soluzione: io ho un buco xx sa cui devo far passare un oggetto yy…. Cioè le casse sono grandi così, ma il buco è piccolo cosà… qualcosa mi invento: casualmente ho in garage dei pezzi di compensato di vario spessore, via di seghetto alternativo e si costruiscono due maschere adatte all’uopo… due… diciamo trenta… cioè… si insomma, per farla breve consumo nove metri quadrati di compensato per fare un paio di mascherine dalla forma adeguata alla piegatura della lamiera su cui andranno appoggiate e fissate, nonché riesco a tagliare un angolo del tavolo in noce che mio suocero, pace all’anima sua, ha regalato a mia moglie per le nostre nozze, nulla di irrecuperabile… no problem, devo ricordarmi che quando ordinerò la legna per l’inverno dovrò ordinarne un paio di quintali in meno e che devo tagliare gli altri tre angoli del tavolo, sperando che mia moglie non se ne accorga, tutto qui. Nulla di così difficile…
Per farla breve gli altoparlanti sono ben fissati alla portiera incatramata e lucida, rimane solo da fissare l’autoradio, passare il cavo del segnale, quello della massa, trovare il posto per il microfono del vivavoce e fissare l’ampli Zeuss sotto il sedile di guida.
Ci penseremo domani, adesso la schiena mi ricorda che non ho più 20 anni, che è ora di una doccia e che forse… forse, qualcosa di caldo in tavola lo trovo…
Insana speranza, la cucina è buia e dalla camera di mia moglie provengono suoni non troppo beneauguranti: una mola da arrotino ad acqua sta lentamente girando e affilando il machete, una katana giapponese del XII secolo brilla sinistramente sulle coperte e il cane è in cuccia silenzioso. Brutto segnale, dico fra me e me, mentre mi riscaldo una tazza di latte, sperando di non far capire alla mia combattiva metà che sono salito in casa…
Siamo al terzo giorno, ormai siamo alle battute conclusive, mancano pochi dettagli prima della effettiva messa in funzione del tutto…
La radio scivola via tranquilla al suo posto, dopo aver legato col fil di ferro la matassa di fili rimasti inutilizzati, meglio non rischiare di tagliare qualcosa che poi potrebbe tornarmi utile (probabilmente mi è tornata agli occhi la scena dell’affilatura la sera precedente), i collegamenti sono fatti a regola d’arte, spero.
Il tester dice che la corrente c’è, la massa è a posto e così si può dire di tutto il resto.
Come mai allora che quando accendo la radio, questa parte, ma l’ampli rimane miserevolmente spento?
Panico, sviscerato, debilitante, ma puro panico…
Ripasso tutto, è tutto a posto ma non si accende nulla…
Con il tester osservo: ci sono 12,37 volt, ma quando accendo la radio i volt scendono a 5.66 come mai?
Il panico si trasforma in terrore che mi fa fischiare le orecchie…
In un lampo di genio, o meglio con il cu*o dei principianti, scollego la massa dal bullone che fissa il sedile (mezz’ora di lavoro per sverniciare bullone, sede, guida del sedile, tutto per nulla, dio….) e la collego senza alcun accorgimento al bullone della cintura di sicurezza, e…
E led rosso acceso fu…
La radio suona da favola (per quel che può suonare da favola senza tweteer collegati, ma soprattutto con la radio sintonizzata su radio Maria) e qui crolla il mito del “mi raccomando: pulite bene la sede dove andrà a toccare il cavo di massa, altrimenti non funzionerà”.
Da dietro le spalle un flebile lamento di stizza: la signora passando di lì “per caso” rinfodera la katana, il suo cinico e fiero sguardo però mi sussurra: “esecuzione rinviata, solo per il momento però”…
Inizia il rimontaggio e qui una sorta di miracolo divino mi viene in aiuto: non so se sia merito della mia memoria positronica o del fatto che lo stridore metallico delle lame che sfregano fra di loro (che ogni tanto sento provenire dal piano superiore) sia sempre presente in testa, fatto sta che più o meno nel breve volgere di una paio d’ore non rimangano inutilizzate più di una manciata di viti, una decina di fermi viola, alcuni pezzi di plastica rotti di chissà quale pezzo e poche altre sciocchezzuole di secondo piano…
La macchina è finita, la radio suona che è una meraviglia, nel frattempo radio Maria è tornata da dove è venuta e radio deejay butta decibel di bassi a tutto spiano nei miei timpani…
Fuori, sul banco da giardino, i due montanti dove ho fissato i due paio di leggins grondano resina epossidica quasi come Giuliano Ferrara sotto il sole d’agosto e ancora non ne vogliono sapere di asciugarsi. Ma quanto impiega questa maledetta resina ad asciugare? Con quel che costa dovrebbe stendersi da sola e asciugarsi quasi alla velocità della luce…
Comunque tutto è bene quel che finisce bene, chiamo il guardiano di porta, la quale scende le scale guardinga, il manico di una Pattada da 30 cm gli spunta dalla tasca posteriore, si avvicina quasi come avesse di fronte un alieno, sale in macchina e ascolta…
Lo sguardo si allarga in un sorriso, la granitica impressione di essere vicino ad un cobra incavolato è sempre presente, e mi sussurra:
“amore, non dovevi disturbarti così, a me piace il tuo gesto, ma mi andava bene anche un ipod con le cuffiette”…
Dopodichè esce dall’auto e rientra in casa senza voltarsi.
No problem, è rimasta in religioso ed eterno silenzio a meditare sulla brevità della vita stando comodamente appollaiata sulla sua poltrona preferita per tutta la notte, adesso riposa il sonno dei giusti sotto l’olivo grande, in giardino. Se qualcuno chiede di lei mi sono riproposto di rispondere che è andata a Singapore, da una sua lontana parente emigrata nel 1984 e no, non so quando rientra, dice che deve ritrovare se stessa, ha persino lasciata a casa il cellulare…
Ma quanto suona bene questa radio?
di seguito mettiamo quelle poche foto che sono riuscito a fare:
ampli Zeuss:
ampli Audison:
cose buone da BioBoss:
si parte così:
si inizia con il costruire quel che manca:
e poi si passa allo lo smontaggio:
dai che forse ce la facciamo:
come la vedono i nostri vicini:
come la vedo io, invece:
ma quanto impiega ad asciugarsi sta caspio di resina?
come non funziona??????
come "non dovevi disturbarti, mi bastava i ipod con le cuffiette..."??
no, non c'è, è andata a trovare parenti...
un ciao a tutti e un grazie per la pazienza nel leggere questo polpettone semiserio...
Volevo iniziare questo mio resoconto con un ringraziamento sentito al nostro carissimo BioBoss per l’aiuto datomi e per la pazienza dimostrata nell’elargire i suoi consigli ad un incapace come il sottoscritto, se sono arrivato alla fine di questa avventura che definire traumatica vuol dire essere gentili, lo devo solamente a lui e a quello sconosciuto mentore che sembra abitare sopra di noi…
Tutto nasce da una insana idea, quel giorno probabilmente ero in vena di un suicidio light, in cui mi son detto: “Marco, alla signora serve una radio nuova in auto, giusto? Perfetto, visto che fra poco è il suo compleanno, perché non farle una bella e gradita sorpresa? Hai visto mai che poi ti ringrazia come faceva qualche anno fa, capisc’ammè….”
È così che nascono le guerre, le carestie e financo le fatali discese all’inferno…
Detto, fatto: ecco che mi sorbisco due giorni davanti al pc a leggere centinaia di pagine in questo forum, cercando avidamente di imparare qualcosa di utile dal punto di vista audio, cerco di carpire i segreti di chi fa impianti per professione e di chi ha fatto da sé, di chi sa e di chi ha voglia di imparare. Chiedo, leggo, sparo caz*ate cercando di vedere se ho imparato qualcosa e quando scopro che non ho imparato nulla, sono praticamente una larva dal punto di vista impiantistico, decido che sono pronto al grande salto.
Un genio insomma!!
Iniziamo quindi a farci del male:
La macchina su cui intendo operare è la piccola Opel corsa D della mia signora del 2006 su cui era montata un’autoradio Pioneer del 2002, impiantistica di serie come gli altoparlanti da 165mm (scoppiati) sulle portiere anteriori.
Il materiale che ho a disposizione è:
- un vecchio amplificatorie della Zeus (modello z-6) residuato bellico II guerra mondiale reperito su un cingolato Thomson proveniente dallo sbarco di Napoli direttamente dall’Oklahoma.
- Un altrettanto vetusto amplificatore dell’audison (modello sr-8055) rubato in un magazzino smilitarizzato di reperti bellici tedeschi provenienti da Dresda.
- Un paio di altoparlanti da 0,3 cubiti (ai tempi degli antichi egizi gli altoparlanti venivano venduti con queste misure e pagati in cammelli o schiavi) ancora quasi funzionanti: il destro funzionava egregiamente del tutto, mentre il sinistro aveva il magnete di bronzo un po’ ossidato, il cono in papiro un po’ “incartapecorito” ma tutto sommato passabile e quindi “gracchiava” con frequenze al di sopra del 20.000 strilli di civetta (ricordate le misure egiziane, vero?).
- Un subwoofer della Kircher che recava sul retro il numero di matricola 00001 (vers. beta) probabilmente il primo prototipo della famosa fabbrica americana.
Traduco per i meno lesti: “butta tutto nel cesso, al limite gli ampli puoi provare ad accenderli (a tuo rischio e pericolo) ma non sperare in risultati apprezzabili, metti mano al portafogli e compra roba buona!”
Detto , fatto, due giorni di frenetica ricerca ed infine acquistati i seguenti materiali:
- autoradio Alpine ute 92 bt
- kit Kenwood xr 1800
- cavi, cavetti, portafusibili. Eccetera
- due rotoli di alluminio con butene incollato e adesivo acquistati in germania e arrivati in un battibaleno, tanto che mi son chiesto se il tizio del furgone avesse dormito fuori dalla porta in attesa del soregere del sole…
- una barattolo di catrame (l’antirombo) e un secchio di sabbia da muratori
- due paia di leggins neri, questi rubati nel cassetto della signora, ma subito scoperto in quanto ladro di scarsa manualità e capacità tecniche, con immediata richiesta di spiegazioni convincenti: “sono per me, devo fare una cosuccia ma non ti preoccupare” (questo è stato prima della badilata nei denti in quanto lei credeva avessi una doppia vita o almeno un’amante povera)
- 1500 ml di resina epossidica con relativo indurente della tenax acquistata direttamente in sede.
- Cerotti, aghi da sutura, bisturi, guanti sterili, filo di diversi gauge per sutura, pinze emostatiche, eccetera (tutto materiale proveniente dalla sala operatoria dove casualmente mi ritrovo spesso).
- Caffè, ettolitri di caffè e sambuca (oohh… in qualche modo devo anch’io supportare la carenza di affetto…).
Man mano che avanzo mi accorgo che la marea di pezzi sta raggiungendo il kmq, ormai il garage è una distesa desolante di plastica grigia e nera, e le viti, le borchiette, i ganci, i dadi e i bulloni, ormai sono raccolti in sei secchi da vendemmia il cui peso supera abbondantemente i 160 kg…
Una certa vocina mi mormora dal di dentro che mi sto imbarcando in un’avventura dalla quale uscire indenni sarà un’impresa al limite del miracolo, la mia signora ogni tanto passa da li e il machete che porta infilato alla cintura, misto al suo sguardo truce, mi suggerisce che non sta apprezzando molto quel che sto facendo. Un coro di angeli si sente lontano ma il suono si sta avvicinando, la pelle d’oca è sempre più pressante. La mano trema sempre più vistosamente man mano che smonto…
La sera la schiena è dolorante e dura, faccio una doccia lenitiva e mi suturo tre dita della mano sinistra e mi riattacco il pollice della destra “casualmente” amputato durante il distacco della portiera lato passeggero per poter forare quella maledetta spina di plastica (ho scoperto il giorno dopo che si poteva staccare solamente e comodamente spostando un pezzo di plastica arancione, dio…….). la signora è a letto, inutile dire che di cena pronta non se ne parla, si alza solo quando dal bagno arrivano lamenti sommessi e solo per accertarsi che non stia smontando anche il lavandino. Quando vede il sangue una goccia di saliva gli scende dall’angolo destro della bocca e l’occhio s’illumina satanico. Decido che la macchina dev’essere pronta in fretta e che da oggi in poi sarà meglio dormire con un occhio solo…
Il mattino dopo il solo deve ancora spuntare ma sono già a capofitto nel cofano motore per passare un filo di 14 mm di diametro in un posto dove un ago non ci passa nemmeno con le martellate, non mi perdo d’animo, sputo bestemmie che non sono state ancora inventate, saltano i punti di sutura del giorno precedente, ma alle 10 emergo da dietro il cruscotto, conto le dita (ci sono quasi tutte), ma l’importante è che il filo è passato! Impiegherò poi tre ore per cercare di capire perché i fari non funzionano più, i tergi vanno a ritmo di samba e il contagiri sembra quello di Alonso in pieno rettilineo, ma questo è un problema secondari che si risolverà fra qualche giorno, tanto non piove da settimane e poi mia moglie va in giro sempre di giorno, quindi i fari non gli servono, per il contagiri qualcosa inventerò!
Passiamo quindi a foderare gli interni delle portiere con l’alluminio e qui devo spendere tre parole per chi si è inventato quella sorta di lamiera piegata tre o quattro volte che in teoria dovrebbe essere la famosa barra antintrusione: non potevate fare un tondino di ferro, un tubo, qualcosa che insomma si può tranquillamente aggirare? Così difficile? Mi sono giocato le ultime tre dita quasi sane per infilarmi fra le pieghe della lamiera, ho inventato le ultime tre pagine del “vangelo del perfetto scaricatore di porto” (versione maxi da spiaggia) e addirittura ho iniziato la nuova versione 2016 pur di attaccare quel maledetto ultimo pezzetto di alluminio proprio in quel posticino dietro l’alzacristalli, vicino alla serratura (perché le maledette onde di risonanza sono bastarde di natura e lo trovano di sicuro il modo di infilarsi proprio li…).
Comunque tutto a posto, lavoro finito a regola d’arte. Oddio, per sei mesi non potrò entrare in s.o. senza scatenare scene di panico da parte dei colleghi, pochi amici vorranno stringermi la mano vedendo com’è ridotta fra tagli, amputazioni e catrame incancrenito sotto le unghie (o quel che ne rimane), ma il lavoro è finalmente finito. Adesso la macchina mi ricorda il vecchio Ciao Piaggio, quello che foderavi di piombo nel telaio, dopo averlo pompato un po’ troppo, per fargli tenere la strada senza spiccare il volo (bei tempi quelli in cui pesavi 50 kg di meno…) e quando chiudi le portiere, se hai gli occhi chiusi, puoi immaginarti di accostare le portiere di una Lamborghini o di una Bentley…
Essonsoddisfazioni…
Si passa al montaggio degli altoparlanti e qui un piccolo problema di fisica elementare si pone per una rapida quanto efficace soluzione: io ho un buco xx sa cui devo far passare un oggetto yy…. Cioè le casse sono grandi così, ma il buco è piccolo cosà… qualcosa mi invento: casualmente ho in garage dei pezzi di compensato di vario spessore, via di seghetto alternativo e si costruiscono due maschere adatte all’uopo… due… diciamo trenta… cioè… si insomma, per farla breve consumo nove metri quadrati di compensato per fare un paio di mascherine dalla forma adeguata alla piegatura della lamiera su cui andranno appoggiate e fissate, nonché riesco a tagliare un angolo del tavolo in noce che mio suocero, pace all’anima sua, ha regalato a mia moglie per le nostre nozze, nulla di irrecuperabile… no problem, devo ricordarmi che quando ordinerò la legna per l’inverno dovrò ordinarne un paio di quintali in meno e che devo tagliare gli altri tre angoli del tavolo, sperando che mia moglie non se ne accorga, tutto qui. Nulla di così difficile…
Per farla breve gli altoparlanti sono ben fissati alla portiera incatramata e lucida, rimane solo da fissare l’autoradio, passare il cavo del segnale, quello della massa, trovare il posto per il microfono del vivavoce e fissare l’ampli Zeuss sotto il sedile di guida.
Ci penseremo domani, adesso la schiena mi ricorda che non ho più 20 anni, che è ora di una doccia e che forse… forse, qualcosa di caldo in tavola lo trovo…
Insana speranza, la cucina è buia e dalla camera di mia moglie provengono suoni non troppo beneauguranti: una mola da arrotino ad acqua sta lentamente girando e affilando il machete, una katana giapponese del XII secolo brilla sinistramente sulle coperte e il cane è in cuccia silenzioso. Brutto segnale, dico fra me e me, mentre mi riscaldo una tazza di latte, sperando di non far capire alla mia combattiva metà che sono salito in casa…
Siamo al terzo giorno, ormai siamo alle battute conclusive, mancano pochi dettagli prima della effettiva messa in funzione del tutto…
La radio scivola via tranquilla al suo posto, dopo aver legato col fil di ferro la matassa di fili rimasti inutilizzati, meglio non rischiare di tagliare qualcosa che poi potrebbe tornarmi utile (probabilmente mi è tornata agli occhi la scena dell’affilatura la sera precedente), i collegamenti sono fatti a regola d’arte, spero.
Il tester dice che la corrente c’è, la massa è a posto e così si può dire di tutto il resto.
Come mai allora che quando accendo la radio, questa parte, ma l’ampli rimane miserevolmente spento?
Panico, sviscerato, debilitante, ma puro panico…
Ripasso tutto, è tutto a posto ma non si accende nulla…
Con il tester osservo: ci sono 12,37 volt, ma quando accendo la radio i volt scendono a 5.66 come mai?
Il panico si trasforma in terrore che mi fa fischiare le orecchie…
In un lampo di genio, o meglio con il cu*o dei principianti, scollego la massa dal bullone che fissa il sedile (mezz’ora di lavoro per sverniciare bullone, sede, guida del sedile, tutto per nulla, dio….) e la collego senza alcun accorgimento al bullone della cintura di sicurezza, e…
E led rosso acceso fu…
La radio suona da favola (per quel che può suonare da favola senza tweteer collegati, ma soprattutto con la radio sintonizzata su radio Maria) e qui crolla il mito del “mi raccomando: pulite bene la sede dove andrà a toccare il cavo di massa, altrimenti non funzionerà”.
Da dietro le spalle un flebile lamento di stizza: la signora passando di lì “per caso” rinfodera la katana, il suo cinico e fiero sguardo però mi sussurra: “esecuzione rinviata, solo per il momento però”…
Inizia il rimontaggio e qui una sorta di miracolo divino mi viene in aiuto: non so se sia merito della mia memoria positronica o del fatto che lo stridore metallico delle lame che sfregano fra di loro (che ogni tanto sento provenire dal piano superiore) sia sempre presente in testa, fatto sta che più o meno nel breve volgere di una paio d’ore non rimangano inutilizzate più di una manciata di viti, una decina di fermi viola, alcuni pezzi di plastica rotti di chissà quale pezzo e poche altre sciocchezzuole di secondo piano…
La macchina è finita, la radio suona che è una meraviglia, nel frattempo radio Maria è tornata da dove è venuta e radio deejay butta decibel di bassi a tutto spiano nei miei timpani…
Fuori, sul banco da giardino, i due montanti dove ho fissato i due paio di leggins grondano resina epossidica quasi come Giuliano Ferrara sotto il sole d’agosto e ancora non ne vogliono sapere di asciugarsi. Ma quanto impiega questa maledetta resina ad asciugare? Con quel che costa dovrebbe stendersi da sola e asciugarsi quasi alla velocità della luce…
Comunque tutto è bene quel che finisce bene, chiamo il guardiano di porta, la quale scende le scale guardinga, il manico di una Pattada da 30 cm gli spunta dalla tasca posteriore, si avvicina quasi come avesse di fronte un alieno, sale in macchina e ascolta…
Lo sguardo si allarga in un sorriso, la granitica impressione di essere vicino ad un cobra incavolato è sempre presente, e mi sussurra:
“amore, non dovevi disturbarti così, a me piace il tuo gesto, ma mi andava bene anche un ipod con le cuffiette”…
Dopodichè esce dall’auto e rientra in casa senza voltarsi.
No problem, è rimasta in religioso ed eterno silenzio a meditare sulla brevità della vita stando comodamente appollaiata sulla sua poltrona preferita per tutta la notte, adesso riposa il sonno dei giusti sotto l’olivo grande, in giardino. Se qualcuno chiede di lei mi sono riproposto di rispondere che è andata a Singapore, da una sua lontana parente emigrata nel 1984 e no, non so quando rientra, dice che deve ritrovare se stessa, ha persino lasciata a casa il cellulare…
Ma quanto suona bene questa radio?
di seguito mettiamo quelle poche foto che sono riuscito a fare:
ampli Zeuss:
ampli Audison:
cose buone da BioBoss:
si parte così:
si inizia con il costruire quel che manca:
e poi si passa allo lo smontaggio:
dai che forse ce la facciamo:
come la vedono i nostri vicini:
come la vedo io, invece:
ma quanto impiega ad asciugarsi sta caspio di resina?
come non funziona??????
come "non dovevi disturbarti, mi bastava i ipod con le cuffiette..."??
no, non c'è, è andata a trovare parenti...
un ciao a tutti e un grazie per la pazienza nel leggere questo polpettone semiserio...